martedì 18 dicembre 2012

La Separazione dei Poteri


LA SEPARAZIONE DEI POTERI

Nel mondo moderno, dominato dalla superficialità mediatica, c’è chi riesce a giocare magistralmente con le parole ed a far passare colossali truffe per verità universali.
E’ sicuramente il caso del concetto di “Separazione dei poteri”. Ogni volta che qualcuno in Italia parla della necessità di limitare il potere dei magistrati, questi, assieme ai loro laidi sostenitori, strepitano contro la supposta violazione del “Principio della Separazione dei Poteri” con tanto di riferimenti alla Carta Costituzionale.
Ora, il principio della separazione nasce nella grecia classica ed è stato recepito da tutte le Costituzioni moderne, in Italia fin dallo Statuto Albertino; ma, attenzione, questo principio è da sempre funzionale ad evitare che la magistratura interferisca nella politica e non viceversa.
Del resto, tutti gli esempi storici di dispotismi hanno dimostrato che, nelle dittature, la magistratura viene usata con scopi politici e, mai, la politica con fini anti magistrati.
Quindi, garantire la separazione dei poteri non vuol dire limitare il potere giuridico, ma vuole, da sempre, dire, tutelare la politica affinchè le motivazioni giudiziarie non condizionino le regole della democrazia.
Dire che si devono riformare le norme che regolano la custodia cautelare vuole allora dire che si deve impedire alla magistratura di eliminare, senza prove e senza processo, un politico scomodo con la facile reclusione e l’ovvio sovvertimento delle regole democratiche; dire che si vuole eliminare l’ obbligatorietà dell’azione penale, vuol dire togliere ai magistrati la possibilità di sviluppare la loro ossessione anti-politica al di là e al di fuori delle reali priorità nazionali; dire che si vuole la separazione delle carriere, significa chiedere un banale requisito di parità tra accusa e difesa; dire che si vuole la responsabilità dei magistrati, vuol dire togliere a questi privilegiati il diritto di far del male al loro prossimo senza il rischio minimo di pagarne le conseguenze.
Volere la riforma della giustizia, quindi, vuole proprio dire volere la separazione dei poteri; laddove è di evidenza lampante che in Italia è la magistratura che interviene costantemente nella vita politica senza il minimo rispetto delle regole della democrazia mentre, anche per l’incapacità dei politici, la politica non riesce a condizionare, seppur minimamente, l’attività dei magistrati.
Se qualcuno avesse dei dubbi provi solo a pensare oggi quanti magistrati hanno avuto problemi dai loro scontri con la politica e, al contrario, quanti politi sono usciti massacrati dai loro scontri con la magistratura.
E’ così difficile che la politica, almeno su un tema così lampante, riesca a trovarsi d’accordo senza se e senza ma?

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