lunedì 18 giugno 2012

Molto interessante questo articolo di Giuliano Ferrara, peccato che i dirigenti del PDL siano troppo occupati nel farsi la guerra tra loro e non avranno tempo per leggerlo, il mio commento è il numero 27.




http://www.ilgiornale.it/interni/cari_prof_fermatela_casta_giudici/17-06-2012/articolo-id=592955-page=0-comments=1#scrivi_commento

mercoledì 6 giugno 2012

I Moderati

Nella attuale confusione che copre lo scenario politico italiano è facile perdersi e arrivare all'astensione sulla base del semplice fatto che non si riesce a capire dove siano le reali differenze tra una proposta politica e l'altra.

Gli stessi partiti e i movimenti politici reagiscono a questa situazione in modo disorganico e ambiguo aggravando il senso di impotenza del cittadino e la sua incapacità di capire e, di conseguenza, di scegliere.

Uno dei paradigmi più usati è oggi quello di "moderato"; tutti, più o meno, si definiscono "moderati" con il risultato di far sprofondare questa categoria tra quelle che Benedetto Croce definiva "pseudoconcetti", cioè quei "concetti" che risultano così vaghi e indeterminati da apparire senza valore.

Oggi tutti sono moderati, ma moderati verso cosa? Stabilito che si ritiene il rispetto dell'altro e l'educazione un valore basilare per far valere le proprie idee, poi, moderatamente, cosa si vuole?

Ecco, qui sta il punto chiave dove i partiti tradizionali, ma anche i movimenti civici, evitano di prendere decisioni nette ed inequivocabili per paura di perdere consenso; si crede cioè che, tenendo vaga la prospettiva politica che si intende seguire sia possibile raccogliere il consenso di una parte più vasta dell'elettorato. Il risultato invece è l'astensionismo, perchè, come è bello e giusto che sia, la gente vuole scelte di campo precise tra cui scegliere, altrimenti, non sceglie.

Allora la vera opzione, quella che divide, il vero "concetto" su cui si deve scegliere è se essere o meno liberali; ma non nei concetti vaghi ( "pseudoconcetti") che qualcuno ha cercato di dare alla definizione; bensì nella definizione storica che i teorici del liberismo da Smith a von Hayek, passando per Einuadi e arrivando a Salin hanno ben chiarito. Insomma si è per uno Stato (e una Regione un Comune ecc...) che abbia il meno risorse possibili affinchè il privato possa mettere in moto l'economia e creare ricchezza e benessere o si vuole uno Stato pesante che possa offrire a tutti le necessarie garanzie sociali come priorità dell'agire politico.

Ecco, di fronte ad una scelta di campo precisa da parte degli schieramenti si potrà tornare a chiedere all'elettorato di esprimersi su quale modello ritiene più adatto, se si continua a navigare nel mondo degli "pseudoconcetti" ogni deriva astensionistica o, peggio "anti politica" sarà più che giustificata.